Una famiglia di 3 persone produce fino a 10 litri di vapore acqueo ogni giorno, facendo la doccia, cucinando, lavando i panni o semplicemente respirando. Con le moderne finestre, a tenuta ermetica per ottimizzare i costi energetici e ridurre il rumore che proviene da fuori, le piccole particelle d’acqua sospese nell’aria di casa si accumulano progressivamente, aumentando l’umidità degli ambienti domestici. Il problema è che, come il vostro medico vi confermerà, un’alta umidità relativa in casa non è solo poco piacevole, ma favorisce sensibilmente la formazione di muffe soprattutto negli ambienti che non hanno un sistema di ventilazione meccanica – come la cappa della cucina o l’estrattore in bagno. Le spore che emettono sono un rischio per la salute, perché irritano gli occhi, le vie respiratorie e la pelle. L’apparato respiratorio è il più colpito, e le conseguenze più comuni per chi vive in ambienti troppo umidi sono bronchite – spesso cronica – asma, e manifestazioni allergiche. Per chi ha un sistema immunitario indebolito, inoltre, l’umidità è una minaccia ancor più seria perché le muffe possono causare infezioni, potenzialmente anche gravi.
Certo, a parità di altre condizioni di base, come lo stato dell’edificio, i tipi di infissi, le abitudini di vita degli abitanti, durante l’anno la situazione non è costante: in inverno, la temperatura rigida porta ad arieggiare i locali molto meno; alcune abitudini sbagliate, poi, come stendere i panni in casa per via del brutto tempo, aumentano il rischio di umidità elevata. Lo si nota dalla formazione di condensa superficiale in prossimità dei punti più freddi, ad esempio i vetri delle finestre o le pareti esterne non coibentate. È questo il periodo a cui stare più attenti. Per evitare la formazione di muffe – che comincia già con umidità relativa dell’80% – si dovrebbe arieggiare più spesso ma per brevi durate, per non raffreddare gli interni: “far cambiare aria” è infatti un’impresa difficile, dal momento che con le finestre aperte è impossibile tenere sotto controllo la dispersione di calore.
Nei mesi più caldi la situazione cambia: alle nostre latitudini è molto facile che l’umidità esterna salga al di sopra del 75%, ma una buona aerazione è comunque indispensabile per lasciar fuoriuscire il vapore prodotto negli ambienti domestici e mantenere l’umidità interna entro valori accettabili, ossia fra il 50 e il 60%. C’è però un problema alla base di tutto se si vive in città aprire le finestre significa spesso respirare una bella boccata d’aria magari più secca e fresca, ma di certo piuttosto inquinata. E poi che fare mentre siamo fuori casa? Insomma, quel che ci vuole è un sistema di aerazione intelligente, capace di assicurare un ricambio costante e regolabile, filtrare gli agenti inquinanti esterni e mantenere l’umidità domestica entro i giusti livelli durante tutto il giorno.
Progettando il sistema Aircare, i tecnici Thesan hanno considerato il problema dell’umidità negli ambienti confinati come una delle priorità, pensando a un modo efficace per gestirla soprattutto in inverno. Gli speciali condotti di Aircare consentono uno scambio d’aria virtuoso: nei mesi in cui è acceso il riscaldamento è una soluzione perfetta perché l’aria che viene convogliata all’interno – solo la quantità necessaria prevista dalle normative – mitiga efficacemente l’umidità, favorendo un ambiente salubre. Tutto ciò anche quando siamo fuori casa o di notte, mentre dormiamo, senza necessità di lasciare finestre accostate o spiragli aperti, che comunque sarebbero incontrollabili e farebbero entrare aria non filtrata. Aircare è integrabile anche sui profili già installati, senza necessità di lavori complessi o grandi investimenti.
Insomma, con una scelta intelligente come Thesan Aircare la nostra casa può finalmente cominciare a respirare in modo costante, regolare, pulito. E noi con lei.