Il testo che segue è tratto dal libro Zio Tungsteno di Oliver Sacks (Adelphi, 2006), uno dei più noti studiosi di neurologia e autore di molti titoli di successo mondiale.
Il libro racconta episodi curiosi dell’infanzia dell’autore, trascorsa a osservare i misteriosi fenomeni della chimica, e la bizzarra vocazione dello zio Dave, detto zio Tungsteno perché fabbricava lampadine.
Nel capitolo “Un metallo ideale”, Sacks riporta alcune curiose osservazioni su un lingotto di alluminio.
“Un giorno zio Dave, durante una delle mie visite nel suo laboratorio, mi mostrò un grosso lingotto di alluminio.
Rispetto ad altri elementi, si presentava notevolmente più leggero e molto lucente. Zio Dave decise di farmi vedere una tipica reazione dell’alluminio: cospargendolo di mercurio osservammo che cominciava a “corrodersi” molto velocemente formando una polvere grigia. Il mercurio reagì istantaneamente con il sottile strato di alluminio superficiale mettendo a diretto contatto gli strati sottostanti con l’ossigeno dell’aria. Il processo ossidativo accelerò dando luogo alla completa formazione di allumina, l’ossido di alluminio, in pochissimi minuti. Era come se una terribile malattia avesse colpito improvvisamente il lingotto. Il processo era identico a quello che normalmente avviene a carico del ferro con la formazione della ruggine, solo che nel caso dell’alluminio era un milione di volte più veloce.
Zio Tungsteno mi fece notare che proprio a causa di questa grande tendenza a combinarsi con l’ossigeno dell’aria e con altri elementi, l’alluminio non si trova in natura come tale ma solo come composto.
Lo zio era un grande esperto di reazioni chimiche e di come queste avessero condizionato la storia dell’umanità, volle raccontarmi che già in epoche remote l’uomo si era accorto che dai minerali era possibile estrarre i metalli puri riscaldandoli in presenza di carbone. Se gli uomini primitivi non si fossero accorti di questo fenomeno chimico, non sarebbero esistite né l’età del bronzo né quella del ferro.
Mi raccontò anche di un importante collegamento chimico tra alluminio e il suo metallo preferito, il tungsteno. Attraverso una tecnica che veniva chiamata “alluminotermia” si poteva sfruttare una reazione alquanto spettacolare: si mescolava il minerale di tungsteno con dell’allumino finemente polverizzato e si aggiungeva dello zucchero, del perclorato di potassio e qualche goccia di acido solforico. Il risultato era una reazione che sprigionava una grande quantità di calore, arrivando circa fino a 3000 gradi, sufficienti non solo ad estrarre il tungsteno dal suo minerale, ma anche a fonderlo ottenendone così la classica colata“.
(grazie a storiedimetalli.blogspot.it)