Poco meno di un anno fa vi abbiamo delineato le prospettive che il la riforma degli appalti portava con sé, soprattutto in termini di meritocrazia e trasparenza nell’assegnazione dei lavori pubblici. Nei giorni scorsi il Governo ha approvato il nuovo Codice, che darà corso alla riforma ribadendo l’attenzione per la qualità dei progetti, delle imprese e delle gare.
Obiettivo su qualità, costi e tempi
In questo senso, uno dei punti più interessanti è l’adozione del BIM – Building Information Modeling –, un modello digitale che contiene e rappresenta tutte le informazioni fisiche e funzionali dell’edificio da costruire. Secondo il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, questo strumento – per ora non obbligatorio, ma presto lo sarà – consentirà un miglioramento della qualità globale e una riduzione dei costi stimabile intorno al 20%.
Altro punto fondamentale riguarda i progetti preliminari, che non potranno più essere messi in gara: saranno ammessi solo progetti già corredati di indagini geologiche, per evitare che sia subito necessario effettuare delle varianti al progetto originale.
Più ingegneri, meno avvocati
Secondo Delrio, le imprese edili dovranno essere fatte “più di ingegneri e meno di avvocati”, privilegiando la qualità del lavoro e delle competenze tecniche, non le capacità di muoversi nei meandri della burocrazia. Anche le stazioni appaltanti – gli enti pubblici in questo caso – dovranno “indire bandi proporzionati alle loro capacità”, un modo per dire che saranno le stesse amministrazioni locali ad essere responsabilizzati in merito alle loro capacità di poter gestire e seguire lo svolgimento dei lavori e la loro aderenza al progetto in termini di costi e qualità.
Addio massimo ribasso
Sempre nel nome della qualità, in nessun caso le opere potranno essere appaltate secondo l’ormai abusato criterio del massimo ribasso, ma esclusivamente secondo il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Di certo non una new entry per chi si intende di appalti, anche se è auspicabile che sia la volta buona per una sua concreta entrata in vigore. Questo criterio prevede che il prezzo debba essere valutato sì, ma in relazione ad altri parametri come il pregio tecnico, le caratteristiche estetiche e quelle ambientali, i costi di manutenzione e la redditività attesa.
Il ruolo dell’Anticorruzione
L’Autorità Nazionale Anti Corruzione avrà una serie di compiti centrali nell’attuazione dei regolamenti e delle norme. Proprio in questi giorni, ad esempio, Raffaele Cantone – presidente ANAC – ha chiesto al Governo di chiarire meglio i casi in cui sarà possibile ricorrere all’avvalimento, ossia alla possibilità di avvalersi di competenze e requisiti di soggetti esterni per essere riconosciuti idonei a concorrere. Un aspetto delegato a uno dei molti decreti attuativi previsti, troppo numerosi secondo Cantone che intravvede il rischio che agli enti appaltanti venga lasciata troppa discrezionalità.